domenica 3 maggio 2015

Amore e rabbia dell'anima veneta col veleno nel sangue



Veneto, il veleno nel sangue e nell’anima. Poesie in dialetto veneto con traduzione in italiano. Gian Berra 2020

 

Nuova raccolta di poesie in dialetto veneto di Gian Berra. Con traduzione in italiano. Il volume contiene anche la raccolta precedente del 2015 di poesie dialettali "Veneto, rabbia e amore" di Gian Berra. Numerose illustrazioni danno atmosfera all'opera. 160 pagine.

 

 


Appena pubblicato:

https://www.youcanprint.it/poesia-europea-italiana/veneto-il-veleno-nel-sangue-e-nellanima-poesie-in-dialetto-veneto-con-traduzione-in-italiano-9788831683593.html

REGALO per i curiosi e affezionati è disponibile un pdf/saggio free

https://drive.google.com/file/d/1oshetqXE9H0LoSDjGfOwaEY5O8Xj7n9Q/view?usp=sharing

“Veneto, il veleno nel sangue e nell’anima, poesie in dialetto veneto con traduzione in italiano. Gian Berra 2020”. Ora le emozioni segrete del nostro popolo parlano ad alta voce.


L'anima veneta nasconde i suoi veri tesori, 
La maschera di Venezia è solo un inganno.



Veneto, rabbia e amore. Poesie in dialetto veneto 
con traduzione in italiano. Gian Berra 2015
Volume di 90 pagine con numerose illustrazioni.
gratis sulla pagina di Academia di Gian Berra:



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=745491348905096&set=a.135901406530763.25401.100003327143711&type=1&theater


mai aver paura del cul del leon!










LE PIERE SCONTE LE PARLA...

Varda la le piere da trar via, anca sul me paese ghe xe sta rovina.
Mur veci, strasse de storia che no conta 'gnent.
Cossa spetèli a farghe na casa nova,
na villeta o un condominio e
dopo picarghe na bandiera?
I xe sassi marzi, la nostra vera storia invenze la ghe xe
scrita sui libri, la do a Venessia.
Varda che vergogna, che strazio.
Che bruta figura ne toca far
co ste robe che xe solamente la storia
senza onor, dei puri grami.
Noialti veneti invenze semo forti e co orgoglio,
gavemo bisogno de sognar la gloria dei nobili, dei siori.
Xe lori che ne gha varnà par mili ani.
Lori i gha rispetà tute le nostre tradizion,
I ne gha fato vivar ben, co abondanza.
Anca i ne gha insegnà come vivar da veri cristiani,
a sopportar e
donando a lori co vero amor, anca se da servi.
Noialtri del popolo del Veneto,
ghe gavemo dato gratis tuta la nostra vita,
i nostri fioi e anca la nostra anema.
A nissuni de noialtri, se noi gavea schei, i ne
dato na istruzion, o na notizia del mondo.
Noialtri se viveva la vita dei servi,
e dess se caton co drento la anema
sta malatia i che ne fa
odiar de invidia, de sospetto tra de noialtri.
Dess la paura de tuto, ne fa osar par la rabia
de essar 'altra olta inculadi.
Osar, crepar de orgoglio ferio,
che la reson la xe sempre de quei pì furbi.
Ma no stè a tocarne i nostri paroni veci.
No, noialti se i ne cava sta ilusion
se caton co la anema voda,
ne par de morir, natra olta.
Saronsi mai boni de liberarne de sta
roba marza?
E vardar oltra?

Gian Berra 2015



Le pietre nascoste parlano...
Guarda le pietre da gettar via,
anche al mio paese c'è questa rovina.
Vecchi muri, stracci di storia
che non contano niente.
Cosa aspettano a farne una casa nuova,
una villetta o un condominio, e dopo
appendergli una bandiera?
Sono sassi marci, la nostra vera storia
è invece scritta sui libri,
laggiù a Venezia.
Guardali, che vergogna, che strazio.
Che brutta figura ci fanno fare
con questa cose che sono solamente la storia
senza onore, dei poveracci.
Noi veneti invece siamo forti e con orgoglio,
Abbiamo bisogno di sognare
la gloria dei nobili, dei signori.
Sono loro, che ci hanno protetto
per mille anni.
Loro hanno rispettato tutte
le nostre tradizioni.
Ci hanno fatto vivere bene, con abbondanza.
Anche ci hanno insegnato a vivere da veri cristiani,
a sopportare e donando loro con vero amore
anche se da servi. Noialtri del popolo veneto,
gli abbiamo dato gratis tutta la nostra vita,
i nostri figli e anche la nostra anima.
A nessuno di noi, se non pagava caro,
hanno dato un'istruzione
o una notizia del mondo.
Noi si viveva la vita dei servi,
e adesso ci troviamo dentro l'anima
questa malattia che ci fa odiare di invidia
e di sospetto tra di noi.
Adesso, la paura di tutto ci fa urlare
per la rabbia di essere inculati
un'altra volta.
Urlare, crepare di orgoglio ferito,
che la ragione è sempre dei più furbi.
Ma non osate toccarci i nostri vecchi padroni.
No, se a noi ci levano questa illusione
ci troviamo con l'anima vuota,
e ci pare di morire un'altra volta.
Saremo mai capaci di liberarci
di tutta questa
roba marcia?
E guardare oltre?

Gian Berra 2015




Rabbia e amore del popolo veneto che maledice la sua vecchia padrona Venezia










Al Genio desmenteghà...

I cortigiani dela cultura i lo ciamava Genius Loci. Lu al xera al protetor dei luoghi. Al ghe xera anca in laguna s'ntende. Quande Lu al gha visto tuti sti veneti scaturadi che i scampava dai zingani barbari che i vegnia dai deserti de l'Asia al gha alzà i oci a scoltarli.
Lori i gha nasà l'aria, i gha tocà la acqua e vardà la sabia ( no ghe xera sassi o piere). Dopo lori i lo gha sentì vivo e i gha domandà se i podeva farse na casa in qual posto.
Lu al gha sentì al coraio e l'orgoglio de quela zente, al capiva che lori i ghe portava rispetto. Lori i xera aneme bone.
Sì, al ghe a dito, se portarè rispeto a sto ambiente saria come portarlo anca a mi.
Deghe un ocio ala acqua, ala aria, ala tera 'dove metar casa, e oleghe ben anca col cor. Metè quà le vostre fameie e al vostro futuro.
No stè mai aver paura. Mi vardarò de farve star ben.
Dopo ghe fasso a tuti un regalo de un simbolo vecio e potente
che al vien da lontan,
xe al Leon dei grandi imperi.
Lu xe un Leon co tanta forza. Nol mostra i dent, mai al xe gha inrabià,
nol tira fora mai le onge, parchè nol ghe serve. Nol porta spade o altre monade.
Solamente quei che gha paura i fa ste robe.
Ma voialtri no ghavè bisogno de rognar.
Lori a gha dito de sì contenti, e i gha avuo un futuro bel.
Ma po xe rivadi quei che gavea la schita. E tuto se gha rebaltà.
Che sia ora de tornar a ciamar al Genio dela laguna 'naltra olta?

Gian Berra 2015


TRADUZIONE

Il Genio dimenticato...

I cortigiani della cultura lo chiamavano Genius Loci. Lui era il protettore dei luoghi. Lo era anche della laguna, s'intende.
Quando Lui ha visti tutti questi veneti spaventati, che scappavano dagli zingari barbari che venivano dai deserti dell'Asia. ha alzato gli occhi ad ascoltarli.
Loro hanno annusato l'aria, hanno toccato l'acqua, e guardato la sabbia (non c'erano sassi o pietre). Poi loro lo hanno sentirlo vivo e gli hanno domandato se potevano farsi una casa in quel posto.
Lui ha sentito il coraggio e l'orgoglio di quella gente, capiva che loro gli portavano rispetto. Erano anime buone.
Sì, ha detto loro, se porterete rispetto a questo ambiente, sarebbe come portarlo anche a me.
Date una occhiata all'acqua, all'aria, alla terra dove metter casa e volete loro bene anche con il cuore.
Mettete qua le vostre famiglie e il vostro futuro.
Non abbiate mai paura, Io guarderò di farvi star bene.
Poi, vi faccio un regalo di un simbolo vecchio e potente che viene da lontano.
E' il simbolo dei grandi imperi.
Lui è un Leone con tanta forza.
Non mostra i denti, mai si è arrabbiato, non tira mai le unghie
perché non gli serve.
Non porta spade o altre monate.
Solo quelli che hanno paura fanno questa cose.
Ma voi non avete bisogno di piantare rogne.
Loro hanno detto di sì contenti, e hanno avuto un bel futuro.
Ma poi sono arrivati quelli che se la facevano addosso,
e tutto è cambiato.
Che sia ora di richiamare il Genio della laguna
un'altra volta?


Gian Berra 2015


Da un vecchio mio intervento su Lepanto   :)







L'nganno della storia della battaglia di Lepanto
Venezia perse con tutta l'Europa, per vigliaccheria e impotenza cristiana.

Marcantonio Bragadin è un eroe?
Tutto il rispetto dovuto e un eroe che si è lasciato ingannare dai sui padroni che stavano comodi sulla laguna. Di sicuro il Doge e i suoi cortigiani hanno tirato un sospiro di sollievo. Avere un eroe vivo è scomodo, meglio avere un eroe martire che non può parlare. Il nostro eroe non ha potuto sapere che l'anno dopo la Grande Venezia si è trovata sola senza la rabbia del papa di roma... e ha rinunciato a Cipro ritirandosi in laguna con la coda tra le gambe. Poi che non si dica a nessuno che il nostro eroe, forse preso da rabbia e disperazione, prima di capitolare... ha fatto trucidare tutti i prigionieri turchi che aveva in consegna. Chissà se ci ha pensato prima di subire il martirio? Avrà forse maledetto i suoi padroni traditori? Comunque di certo non li ha perdonati. pace sia a te grande condottiero. Anche se a ben pensare non dovevi dar rifugio alle navi pirata cristiane, che come quelle turche facevano il lavoro sporco. Ma a che serve rivangare vecchie questioni. Tanto i cuori ingannati continuano a sognare... 
Gian Berra





Il 21 settembre a Venezia per esorcizzare la gran puttana che per mille anni ha
succhiato la vita del popolo veneto.

Sta roba la gho contada 'ncora:
Squasi ogni ano, quande che vien al 21 setembre, mi ciapo al treno che me porta zo a Venessia. Rivo zo quande che xe sul tardi dopo mizodì.
Vado tacà l'ambasciata de Francia a Venessia.
Me meto lè davanti e me giro verso Ovest e vardo al sol che al va dò
sora le case là in fondo, xe l'ora che Lu al pareggia i tempi:
Xe la magia che tuto xe in equilibrio.
Mi vardo Venessia che se calma, che tuto
par se ferma. Asso che al cor se libera,
ghe perdono a sta gran putana
vestìa ben, la so voia de sognar
massa grandezza, de aver desmenteghà
massa robe. Ma me lasso incantar
dela so magia. 
Ela la me entra sulla panza, col so incanto da furba
Sa ben come ciaparme.
Dopo ghe dighe grassie  anca al sol e sospire
co abandono.
Dopo taso, e scolto quel che vien. No serve parlar.
Dopo saludo tuti
e me porto casa l'incanto
co la anema neta...

Gian Berra



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